Abbiamo assistito e affrontato in prima persona un cambio radicale di abitudini, quotidianità e confronto con la realtà e con gli altri, mitragliati da messaggi, indicazioni di azioni di prevenzione da eseguire, numeri di ammalati, ricoverati e deceduti. Il ruolo degli educatori si è visto sovraccaricato di responsabilità, ma ha dovuto, comunque, affrontarle e risolverle.
Sin dall'inizio del lockdown sono fiorite nel web, pagine di indicazioni su come spiegare ai bambini quali comportamenti mantenere (lavarsi le mani, stare in casa, etc) e su come spiegargli l'importanza e la gravità della situazione senza, in ogni caso, creare disagio, paura e traumi. Sono state sin da subito realizzate pubblicazioni ad hoc destinate all'infanzia1 come la “Guida galattica al Coronavirus! Per bambini e bambini curiosi” realizzato a tempo di record dai fondatori del «Children’s Museum» di Verona. L’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan ha così commentato: “La guida aiuta i bambini, ma anche famiglie e scuole, a comprendere quale sfida il mondo intero stia affrontando e fa sentire tutti, anche i più piccoli, protagonisti ‘coraggiosi’ di questa battaglia.”.
Spiegare e da un nome alle cose è il primo modo per non cadere nella “tentazione” della paura e del panico, ed è stato il primo compito da affrontare. I genitori e gli educatori sono stati coinvolti non solo nel proseguo delle attività di istruzione con la didattica a distanza, ma, prima di tutto, hanno cercato di dare a bambini e ragazzini informazioni chiare e semplici sui fatti in corso, evitando spiegazioni autonome e sbagliate.
Questa operazione deve sempre tenere conto che collegamenti scorretti elaborano idee sbagliate che rischiano di amplificare le loro preoccupazioni. L'unico modo per non creare traumi è la spiegazione: dove c'è luce, non si creano mostri immaginari come nella famosa caverna di Platone. Rispondere in maniera semplice e chiara alle loro domande, dunque, diventa importante ed essenziale per un’educazione efficace, capace di far loro vincere la paura o di non scatenarle inutilmente. Un punto di forza evidente è la fase dell'ascolto, dei loro dubbi e delle loro paure, legittimando e non sminuendo le loro emozioni e i loro timori. Ma, affinché questa operazione funzioni correttamente, è necessario che ad essere per primi sereni siano i genitori e gli educatori2 in modo che non trasmettano, involontariamente, ansie e tensioni che sono i primi a non saper gestire. Grazie ad adeguate spiegazioni, fornite in uno stato emotivo sereno e rassicurante, i ragazzi sono protetti non solo dal virus, ma anche da loro stessi e dal male che possono infliggersi da soli con pensieri negativi che non trovano via di fuga dalle loro menti. In quest periodo, di bombardamento mediatico, è anche necessario, come sottolinea Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia generale all’Università Bicocca “bisogna stare più attenti che mai all’uso di internet e dei media. In questi giorni in Rete è stato diffuso di tutto, ci sono state notizie, contro-notizie e anche tante speculazioni, quindi non lascerei che l’unica fonte di informazione per i ragazzi fosse internet. “
Proteggere non è mettere un muro di mattoni attorno, ma fornire gli strumenti adeguati di percezione e conoscenza in grado di razionalizzare e analizzare correttamente le situazioni con i loro reali problemi e le possibili soluzioni. Principio fondamentale di una corretta educazione non è chiudere le menti, ma aprirle e renderle autonome. In questo passaggio evolutivo, si passa all'educazione e alla formazione che sono gli step successivi e finali della crescita di un individuo capace, alla fine, di essere un buon “maestro” per se stesso e di poterlo essere ancora per gli altri. Un buon “maestro” non ha conseguito un titolo di studio, ma è cresciuto ed è in grado di far crescere gli altri sviluppando l'autonomia di un pensiero logico, razionale, creativo e illuminante. Le menti buie non diventano “buoni maestri”.
2 - https://www.tecnicadellascuola.it/scuole-chiuse-educazione-e-social-nel-periodo-del-coronavirus